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Ritardi pagamenti Pa, Italia deferita alla Corte Ue

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L’Ue condanna l’Italia perché lo Stato non paga i lavori. La Commissione europea ha deciso di portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea per i “ritardi sistematici” dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. 

A tre anni dall’apertura della procedura d’infrazione e dopo un ulteriore avvertimento lo scorso febbraio, nonostante “gli sforzi fatti” la media dei tempi dei pagamenti resta secondo Bruxelles a “100 giorni” e “con picchi che possono essere nettamente superiori”. Da qui la decisione della Commissione Ue di deferire l’Italia alla Corte.

Secondo la direttiva Ue sui ritardi di pagamento le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura. La Commissione Juncker attribuisce una “grande importanza” al rispetto di questa normativa, e pertanto “persegue una rigorosa politica di applicazione” anche perché, sottolinea, “la puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le Pmi che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza”.

Bruxelles “riconosce” quindi “gli sforzi compiuti dal governo italiano” in questi anni “per migliorare la situazione in seguito all’avvio della procedura di infrazione con lettera di costituzione in mora nel giugno 2014 e il successivo invio del parere motivato nel febbraio 2017”. Ma, evidenzia Bruxelles, “a più di tre anni dall’avvio della procedura di infrazione le amministrazioni pubbliche italiane necessitano ancora in media di 100 giorni per saldare le loro fatture, con picchi che possono essere nettamente superiori”.


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